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A Milano la mostra personale della fotografa viennese Lisette Model

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Lisette Model. Reflection, Pin-up, New York, 1939-1945. courtesy mc2gallery
Lisette Model. Reflection, Pin-up, New York, 1939-1945. courtesy mc2gallery

Etichettare il lavoro fotografico di Lisette Model come street equivarrebbe a ridurne significativamente il valore artistico. In virtù del fatto che, invece, teoricamente (e non solo) i generi fotografici non dovrebbero esistere, possiamo dire di trovarci di fronte a un tratto stilistico in cui emerge chiaramente uno sguardo la cui ricerca coglie attimi al tempo stesso comuni e irripetibili. Comuni perché avvengono in condizioni e situazioni normalmente osservabili in qualsiasi momento; irripetibili in quanto, in quel momento, accade qualcosa che va ben oltre l’azione visibile. L’occhio dell’artista cattura l’alchimia degli elementi presenti sulla scena raggiungendo una sintesi perfetta, rendendo altresì percepibile un significato recondito ben più complesso. Model non ci pone dinanzi a una semplice fotografia esteticamente accattivante – anche questo sarebbe riduttivo – ma alla visualizzazione della relazione che la forma soggetto stabilisce con ciò che la circonda, elevando l’immagine tutta a rappresentazione del microcosmo nel quale l’individuo vive.

In quelle selezionate da Claudio Composti, curatore della mostra dedicata da mc2gallery alla fotografa viennese, è possibile vedere come la testimonianza di tale complessità non si limita a mostrare un momento catturato in un determinato istante, ma utilizza viceversa l’obiettivo fotografico come una sorta di occhio di bue che, con la sua illuminazione molto precisa, si concentra sul soggetto rilevando il senso che sta al di sotto del primo piano.

Un esempio chiaro e inequivocabile di questo approccio, decisamente moderno e dinamico nella composizione, è la serie dal titolo Reflection, datate 1939-1945, nelle quali sono presenti diversi livelli di osservazione resi possibili dal gioco di riflessi che appare dalle vetrine dei negozi di New York, sulla 5th Avenue. Figure inanimate si sovrappongono a ciò che le vetrine riflettono dalla strada restando, in certuni casi, come sospese nello spazio tra l’osservatore e il soggetto che occupa il fondale dell’inquadratura. Una interferenza che si insinua nel guardare conducendo l’osservatore a soffermarsi a lungo sull’immagine per captarne tutti i segnali. Indifferenti passanti non si rendono conto di far parte di un contesto esaminato con tanta attenzione, appaiono in secondo piano rispetto alla forma provocante di un manichino che indossa un vaporoso abito bianco. Una figura femminile, con belle e sinuose gambe, attraversa l’inquadratura come se camminasse incontro all’uomo con cappello e sigaro che proviene dalla parte opposta. Un’altra pare osservare, pensierosa, la silhouette del grattacielo che si staglia davanti a lei. Figure eteree, come fossero apparizioni stranianti in momenti di pura realtà quotidiana, mostrano allo spettatore uno scenario visivo non convenzionale, spingendolo a cercare di capire dove egli si trovi esattamente in quell’istante.

Lisette Model. Running Legs. Courtesy mc2gallery
Lisette Model. Running Legs. Courtesy mc2gallery

Allo stesso modo i ritratti dei musicisti jazz degli anni Cinquanta sono colti in espressioni di estasi legati alla tensione emotiva che stanno vivendo nell’atto dell’interpretazione: momento prevedibile, forse, ma che, per le ragioni appena descritte, negli scatti di Lisette Model diventa unico. Louis Armstrong, Billie Holiday, Bud Powel, Ella Fitzgerald, Jerry Mulligan, sono soltanto alcuni dei grandi nomi del jazz che sono stati ritratti dal suo attento obiettivo, sempre teso a indagare oltre la forma della superficie.

Lisette Model precorre i tempi, fa scuola. Autori del calibro di Diane Arbus, Larry Fink, Eva Rubinstein, Bruce Weber, solo per citarne alcuni, si sono formati con le sue immagini e per questo le è riconosciuto il ruolo di capostipite di una certa fotografia successivamente ingabbiata nella definizione di street photography, che ha generato frutti pregiati ma anche acerbi e, in molti casi, insipidi. Ma nel momento in cui il lavoro di Lisette Model inizia, esso appartiene ancora alla spontaneità generata dall’istinto e dalla curiosità sommati a una volontà di mostrare oltre l’apparenza. In questo senso, significativo è il lavoro Running Legs con il quale l’autrice provoca il pubblico costringendolo a osservare l’andirivieni della folla per le strade cittadine, da un punto di vista inusuale posto al livello della strada: nessun volto, nessuna espressione rassicurante entra nel nostro campo visivo, soltanto centinaia di piedi infilati in altrettante scarpe. Anonime eppure molto familiari.

Lisette Model. Window, New York, 1940. Courtesy mc2gallery
Lisette Model. Window, New York, 1940. Courtesy mc2gallery

Un altro importante riferimento, nella sua ricerca, è il corpo femminile, rappresentato in svariate declinazioni. La sua rappresentazione ci fa capire quanto fosse in lei molto articolato e contemporaneo il pensiero circa il ruolo della donna nella società americana (e, in senso più vasto, occidentale), quanto potesse essere indipendente e fuori dagli schemi stereotipati dell’epoca. Model ne ritrae la bellezza, il fascino, la scaltrezza, l’individualità, la personalità, il mistero. Sottolinea ognuna di queste caratteristiche indicando ancora una volta al fruitore la vastità delle “visioni” che un’immagine può rimandare.

Infine, ciò che emerge dalle fotografie di Lisette Model non possiede alcun intento narrativo, nessun proposito di fare belle o brutte immagini. Le espressioni dei volti, le pose dei corpi, sono ciò che sono: nella loro naturalezza, senza alcun senso convenzionale. E la libertà dello sguardo di Lisette Model è resa possibile grazie all’unica regola alla quale si sottopone, quella di spronare se stessa a osservare il mondo, a scoprirlo: “Let’s see what is going on in this world. Let’s find out. How do this people look?”

© CultFrame 03/2016

INFORMAZIONI
Mostra: Lisette Model / A cura di Claudio Composti
Dal 14 febbraio al 24 marzo 2017
mc2gallery / Via Malaga, 4 – Milano / Telefono 02.87280910 / E-mail: mc2gallery@gmail.com
Orario: martedì – venerdì 14.00 – 20.00 / Ingresso libero

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mc2gallery, Milano

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